Il nazionalismo scozzese


“It had 1.000 years as an independent nation before the union”

Alex Salmond, leader dello Scottish National Party

Se per molti, i nazionalismi cosidetti celtici, sono nati e morti con Braveheart e Brian Boru; per altri, fortunatamente, rappresentano uno spunto di riflessione fondamentale. La scuola politica britannica pare indifferente all’onda pan-nazionalista che da Belfast ha invaso Scozia, Isola di Man e, in misura minore il Galles. Parlare della Provisional Ira, dell’INLA e soprattutto della sua ala politica, lo Sinn Fein, è, in questa sede, sicuramente scoraggiante. Un argomento troppo vasto che rischierebbe di essere malamente compresso. Basti sapere, come credo di averlo già fatto notare in altri post, che il partito di Gerry Adams (segretario nazionalista dello Sinn Fein), con il 25.5%, è diventato primo partito in Irlanda del Nord e l’idea di un primo ministro repubblicano non è troppo lontana (e perchè no, magari Martin McGuinness, ex uomo di punta dell’IRA vecchio stile, ministro dell’Educazione ed oggi vice primoministro del governo Robinson).

La situazione nei dintorni di Belfast si presenta, dunque, estremamente difficile da poter leggere e interpretare. Più fluida è sicuramente il nazionalismo scozzese, rappresentato in toto (o quasi) dal SNP (Scottish National Party) di Alex Salmond.
Lo Scottish National Party ha ottenuto, nelle ultime elezioni generali di maggio, il 19,9% in Scozia dimostrando così un incremento di più di due punti percentuali rispetto alle legislative del 2005. Dunque, quasi mezzo milione di voti per i nazionalisti scozzesi. Ma cosa propone davvero lo SNP?

  • La priorità assoluta per il partito di Salmond e del suo governo di minoranza sarà tenere, al più presto, il referendum istituzionale per dare agli scozzesi il potere di decidere la forma di governo. Le opzioni saranno, a quanto pare, la totale indipendenza (che significherebbe il tramonto del Regno Unito), lo status quo costituzionale oppure una maggiore autonomia da Westminster. La data prevista, secondo il programma di governo, il 2010. Ma lo scetticismo aumenta nell’opinione pubblica.
  • Lo SNP ha promosso, durante l’ultima campagna elettorale, una vasta filippica contro i tagli alla spesa pubblica britannica. Questo, secondo i politici nazionalisti, graverebbe troppo sulla Scozia già duramente provata economicamente. Nel tentativo di rafforzamento regionale, rientra il piano di ottenere il pieno controllo del proprio sistema fiscale. In altre parole, le tasse scozzesi devono rimanere in Scozia.
  • In materia di politica estera, lo SNP si colloca accanto ai movimenti pacifisti. Da sempre contraria alle guerre in Iraq e Afghanistan, promuove una revisione della strategia americano-britannica nei teatri di guerra, senza escludere l’opzione del ritiro.
    Lo SNP è, inoltre, un partito convintamente europeista e auspica la membership di una, ipotetica, Scozia indipendente all’interno dell’Unione Europea.
  • Il partito nazionalista scozzese supporta le unioni civili e crede fermamente nel miglioramento dell’assistenza all’infanzia, della sicurezza sociale etc; tutto ciò ottenibile grazie ad un’attenta devolution.
  • Infine, il partito è molto attivo nei temi ambientali. Ha proposto, infatti, un fondo per aumentare gli investimenti in fonti rinnovabili in Scozia e per creare ben 60.000 posti di lavoro nel settore energetico verde. Inoltre, si oppongono all’espansione della rete nucleare britannica.

Insomma, il partito nazionalista scozzese, o Pàrtaidh Nàiseanta na h-Alba che dir si voglia, ha le carte in regola (ed i voti) per poter traghettare la Scozia verso l’indipendenza; senza neppure una sola pallottola sparata.
Le circoscrizioni vinte dal SNP nel maggio scorso sono solamente sei: Dundee East, Western Isles, Moray, Angus, Perth e North Pertshire ed infine Banff e Buchan.
Salmond ha così applaudito alla migliore vittoria dagli anni settanta, forse dimenticandosi che il suo stesso partito aveva ottenuto, alle elezioni locali, più del 27% permettendo la formazione di un governo nazionalista.

Infine, un dato che viene spesso ritenuto dagli analisti britannici “troppo ovvio”, ma che, a mio modo di vedere le cose, ha un suo peso politico è la pressochè endemica assenza dei conservatori in terra scozzese. Non solo il partito di Cameron non sfonda oltre il vallo di Adriano (un solo seggio e poco più del 16%) ma, probabilmente, si gioca la tanto invocata maggioranza assoluta proprio per colpa degli eredi di William Wallace.

Clicca qui per il sito istituzionale dello SNP.

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