Elezioni Irlanda del Nord 2016: risultati definitivi e analisi del voto

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Parlamento nordirlandese di Stormont

Con la lenta e snervante assegnazione dei 108 seggi nordirlandesi al parlamento devoluto di Stormont si conclude questa eccitante tornata elettorale. In 3 giorni si sono susseguite conferme, crisi e successi personali dei partiti britannici.

In Scozia gli indipendentisti dello Scottish National Party hanno sfiorato la soglia del 50% di consensi. Forti di un consenso senza precedenti, si avviano non solo a governare lo stato più a nord del Regno Unito, ma, probabilmente, anche ad indire un secondo referendum sull’indipendenza.

In Galles il Labour arretra notevolmente e perde la maggioranza parlamentare. Gli indipendentisti del Plaid Cymru, pur non emulando il successo dei fratelli scozzesi, riescono comunque a registrare notevoli avanzamenti.

Gli occhi erano puntati ieri sui risultati provenienti dalle sei contee dell’Irlanda ancora parte del Regno Unito e, come tali, elettori in quest’ultimo appuntamento elettorale.

La storia turbolenta dell’Irlanda del Nord ha portato, come sappiamo, alla stipula di diversi trattati alla fine degli anni 90′ per garantire la pace e il cosiddetto power-sharing (condivisione del potere) tra i maggiori partiti locali.
Pertanto le elezioni politiche sono fondamentali per conoscere non chi governerà (perché governeranno più o meno tutti i partiti nordirlandesi) ma in quale quota. 

Dall’anno della prima formazione del governo, l’ufficio del First Minister è sempre stato occupato da un esponente unionista (chi vuole la conservazione dello status quo con il Regno Unito), mentre quello del vice da un nazionalista (che, invece,  vorrebbe la riunificazione con l’Eire). Questo è dovuto, essenzialmente, al fatto che le posizioni di premier e vice vengono assegnate al primo e secondo partito a livello nazionale.
Gli altri ministeri vengono distribuiti in quota a seconda delle performance elettorali degli altri partiti.

Ecco perché in Nord Irlanda è importante sì vincere (per esprimere il primo ministro) ma è ancora più importante incrementare i propri consensi e i seggi al parlamento di Stormont.

Dal 2007 ad oggi il partito unionista radicale DUP domina le scene politiche ed esprime il primo ministro. Il 5 maggio il popolo ha confermato la sua fiducia nel partito creando una truppa di ben 36 seggi e un consenso assoluto del 29,2%. Arlene Foster potrà quindi tranquillamente occupare la carica più alta del Nord Irlanda per i prossimi anni.

In realtà la performance del Democratic Unionist Party non è stata particolarmente birllante: 36 seggi aveva e 36 ne ha confermati e, in termini di consensi, ha perso uno 0,8%. Ma questo grigio risultato è bastato.

Il maggiore avversario del DUP e più grande partito nazionalista è lo Sinn Fèin. Favorendo per decenni la lotta armata dell’IRA per la liberazione dell’isola dal giogo britannico era relegato a percentuali ininfluenti. Con il processo di pace, il partito è diventato invece un fondamentale punto di riferimento non solo per i nazionalisti più radicale (i repubblicani) ma anche per chi non si riconosce certamente nelle politiche unioniste e neppure in quelle timide nazionaliste dello SDLP.

Lo Sinn Féin, inoltre, negli ultimi anni sta vertiginosamente accrescendo i propri consensi anche oltre il confine. Proprio quest’anno si è confermato terzo partito in Eire.

Allo Sinn Féin, però, non è andata molto bene in Irlanda del Nord: ha perso 1 seggio (ora ne ha 28) e ben il 2,9% dei consensi rispetto al 2011. Un dato che non sarebbe particolarmente drammatico se non fosse che alle scorse elezioni europee si era imposto come primo partito alimentando dunque le aspettative sulle elezioni dello scorso 5 maggio. Il famoso esponente dell’IRA Martin McGuinness sarà di nuovo Deputy First Minister e con la sua riconferma si ribadirà lo status quo nel governo tra unionisti e nazionalisti.

Negativi anche i trend degli altri 2 maggiori partiti nordirlandesi: l’unionista moderato UUP riconferma 16 seggi ma perde l’0,6% dei consensi e i nazionalisti dello SDPL possono contare solo su 12 seggi (ne avevano 14) e perdono il 2,2%.

Chi ha guadagnato quindi da queste elezioni?

In pratica tutti i consensi persi dai partiti tradizionali sono finiti nel computo totale dei verdi, di un indipendente ma soprattutto di un relativamente nuovo movimento chiamato People Before Profit.

PBP è un esperimento molto originale per l’Irlanda definito ‘a leadership collettiva’ ovvero senza una struttura partitica ben definita e chiaramente ispirato a idee marxiste. Un movimento di sinistra radicale insomma.

gerry carroll
Un felicissimo Carroll (PBP)

In queste elezioni è riuscito a bissare il successo ottenuto nella Repubblica conquistando ben 2 seggi e consensi oltre il 2% (si presentava solo in poche circoscrizioni). Risultato eccezionale ottenuto grazie e soprattutto alla vittoria a sorpresa di Gerry Carroll, primo nelle preferenze di West Belfast storico feudo dello Sinn Fèin.

 

QUA SOTTO I RISULTATI DEFINITIVI DELLE ELEZIONI 2016 IN IRLANDA DEL NORD

108 SEGGI TOTALI

Democratic Unionist Party (DUP) 38 seggi (=)

Sinn Fèin 28 seggi (-1)

Ulster Unionist Party (UUP) 16 seggi (=)

Social Democratic Labour Party (SDLP) 12 seggi (-2)

Alliance Party (APNI) 8 seggi (=)

Green 2 seggi (+1)

People Before Profit (PBP) 2 seggi (+2)

Traditional Unionist Party (TUV) 1 seggio (=)

Percentuali di voto in termini di consenso (prima preferenza elettorale):

Democratic Unionist Party (DUP) 29,2% (-0,8%)

Sinn Fèin 28 seggi 24% (-2,9%)

Ulster Unionist Party (UUP) 12,6% (-0,6%)

Social Democratic Labour Party (SDLP) 12% (-2,2%)

Alliance Party (APNI) 7% (-0,7%)

Green 2,7% (+1,8%)

People Before Profit (PBP) 2% (+1,2%)

Traditional Unionist Party 3,4% (+1%)